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Il nuovo parto dell’instancabile ed inesauribile Will Long è forse il più interessante dai tempi di “Capri”, l’ultimo capolavoro firmato in coppia con la compianta consorte e partner artistica Danielle Baquet. Proprio da allora, l’arte dell’ormai unico titolare del marchio Celer ha smesso di lavorare sulla sostanza emotiva pura, per cercare applicazioni teoriche e pratiche che ne accrescessero i significati più profondi. Ciò nonostante, quella di Celer resta la forma più spontanea e diretta possibile della sound art ambientale contemporanea, dove la prassi creativa resta elemento fondante attorno a cui ruota qualsiasi successiva intenzione extra-musicale.

“Sky Limits” è il paradigma di questo peculiarissimo approccio ad un sound che troppo spesso, ultimamente, si è ritrovato subordinato ad intenti di tipo concettuale divenendo mera conseguenza degli stessi. L’idea che ogni attimo, anche il più semplice, per definizione irripetibile, possa rimanere impresso nella memoria non solo attraverso un’immagine, ma anche attraverso un suono, il suo suono, è la chiave di lettura che lo stesso Long esplicita nelle note di copertina. Ma essa altro non è se non il frutto di un’intuizione, un’attività cerebrale successiva allo stimolo: il disco è dunque lo strumento che porta alla genesi dell’idea, e non una sua mera e passiva dimostrazione pratica.

Ecco spiegato perché la componente emotiva sia anche qui fortissima e padrona della scena: la musica prescinde, in sé, dall’aspetto concettuale, che è in essa racchiuso e reso attraverso l’alternarsi di field recordings istantanee e digressioni di droni in perenne oscillazione tra serenità e malinconia. E se le prime possono accrescere il loro significato in maniera decisiva se intese all’interno del concept, le seconde non hanno alcuna necessità di esservi collocate. Il disco ha così almeno due piani possibili di esperienza e lettura, entrambi carichi di suggestione: quello di una cronaca di sei attimi di vita, mostrati prima dall’esterno e poi attraverso la percezione interiore, e quello strettamente sostanziale, di squisita opera di musica atmosferica.

In quest’alternanza mai interrotta di realismo esteriore e impressionismo ambientale, Celer racchiude infatti alcune delle sue immersioni più belle e toccanti di sempre: dall’ouverture contemplativa e sfumata di “Circle Routes”, al più tradizionale affresco a pastello di “Tangent Lines”, fino al crescendo tutto Heckeriano di “Equal To Moments Of Completion” e, soprattutto, alla splendida miniatura di “In Plum And Magenta”. Frammenti di vita interiore che si interrompono, bruscamente, per lasciare spazio all’esperienza pura di una tazza di té a colazione, di un viaggio in treno come tanti verso e da Kyoto, da contemplazioni di una mattina e di un pomeriggio di uno stesso giorno qualsiasi. Il tutto con tanto di date, quasi a voler rendere ulteriormente l’unicità di ogni singolo momento.

Non a caso il meraviglioso brano conclusivo, notturno e romanticamente tormentato, recita come titolo un palese “Attempt To Make Time Pass Differently”. Suggellare l’attimo, coglierlo, immagazzinarlo come esperienza unica e irripetibile nella sua semplicità, nel suo apparire forse privo di un particolare significato. Tutto questo è, non necessariamente, “Sky Limits”: il più grande outsider* del 2014 ambientale.

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