Attivo dal 2005 con decine e decine di produzioni nel segno dell’ambient a nome Celer, nonché metà della formazione alt pop Oh, Yoko assieme a Rie Mitsutake, e nondimeno artista a tutto tondo nel dilettarsi tra fotografia e scrittura, il producer statunitense – ma di stanza a Tokyo da ormai un lustro – Will Long torna con una nuova prova sulla lunga distanza firmata col nome di battesimo. Arriva a due anni dal precedente Long Trax, ispezione nei territori della deep house sulla Comatonse di quella Terre Thaemlitz (aka DJ Sprinkles, presente anche nel catalogo Presto!? del nostro producer più amato in Gran Bretagna e non solo, Lorenzo Senni) che in prima persona ha “disidratato” le 7 tracce di quel primo volume lavorando di fino su texture e percussioni.
Due anni dopo, ma su Smalltown Supersound, Will Long si ripropone con Long Trax 2, un disco dai temi impegnati che vuole dire la sua sulla situazione politica odierna, e potete ben immaginare a chi si rivolga, criticando “la stasi culturale” che ci affligge. Proprio questo lato “sociale” segna il punto di inizio e di fine del disco, una lunga girandola ambient-(deep)house dallo schema sempre uguale a sé stesso, che si staglia su lunghe ma immobili atmosfere che si creano e sviluppano attorno a due accordi in croce, senza mai un sussulto, bassoni filanti, piattini e hi-hat stanchi e apatici. Ma guai a chiamarlo minimalismo, Long stesso ha aggiunto come lui preferisca concentrarsi sulla polpa della faccenda, valorizzandola il più possibile e lasciando alla polvere le sovrastrutture, proprio come erano soliti fare i padrini agli albori dell’house.
Qual è la polpa del caso? Le registrazioni di frasi e discorsi, neanche troppo avvincenti, di Obama e Richard Pryor per citarne qualcuno, che vanno a dettare come metronomi – metti Winona di DJ Boring senza il piglio acid – i tempi dilatati di tracce che senza questi intermezzi difficilmente troverebbero la loro ragion d’essere. Niente di più, niente di meno da aggiungere. Se non siete neofiti, di dischi così ne avrete già ascoltati a palate – e decisamente più a fuoco – e sarà semplice storcere il naso di fronte a questa profonda mancanza d’idee; se al contrario siete meno assuefatti a certe operazioni, chissà, potrebbe anche piacervi. Noi ci piazziamo nella prima barricata.