Non è certo un mistero che la musica ambient-drone possa avvicinare al silenzio e alla meditazione nella stessa misura in cui può indurre al sonno e a stati subliminali di coscienza. Persino un artista prolifico e navigato come Will Long ha sperimentato tale ultima esperienze durante la realizzazione di “Akagi”, lavoro presentato in un’unica traccia di ottanta minuti, commissionatogli alcuni anni fa per un workshop di yoga.

Gli armonici movimenti del corpo e il libero fluttuare della mente trovano nel microcosmo di modulazioni analogiche di Long un corrispettivo ideale: registrazioni su nastro avvolte in loop sintetici semplicemente regolati in volume, intensità e velocità, oltre che giustapposti in combinazioni parallele diverse, costituiscono l’intera durata di “Akagi”, disegnando onde sinusoidali che lambiscono a tratti il silenzio. Il flusso sonoro è talmente impalpabile e ipnotico che non sorprende che molte persone si siano addormentate nel corso della performance yogica, lasciando fluttuare la mente verso una dimensione di purezza aliena, hauntologica negli esiti più ancora che nelle premesse.

È il grado zero della ricerca ambientale di Long, che a tale linguaggio riconduce un’esperienza altrimenti liminare alla new-age e invece applicata a una pratica che muove dalla consapevolezza per raggiungere gradi di una trascendenza declinata in forma del tutto individuale.