Dove la morte apre ferite profonde la musica lenisce ed aiuta ad andare avanti. Quello che un tempo era un duo formato da due ragazzi giovanissimi come Will Long e Danielle Baquet-Long, marito e moglie, una passione smodata per la musica d’ambiente, la loro vita in fondo. Poi la tragedia, Danielle colta da insufficienza cardiaca, nel 2009.

Il lavoro di Will è andato avanti, perso tra flussi sonori calmi e descrittivi che ormai delineano con dovizia un profilo musicale adulto, una visione tanto rassegnata quanto rasserenata.

Questa volta è la Glacial Movements ad ospitare un suo lavoro, “Without Retrospect, The Morning”, un titolo che le note assegnano proprio a Danielle, forse un suo pensiero, o chissà…

Una musica specchio di un’anima chiusa, che lascia poche possibilità ad influenze esterne, una questione intima, personale, solitaria, come solo la solitudine può tirarti fuori certe vibrazioni.
Un album diviso in sette segmenti, ma in sostanza un unico flusso fatto di sentori flebili, variazioni tonali, umori che mai si lasciano andare a manovre eclatanti, ma che bensì tendono a preservare un’integrità progettuale e caratteriale che si ricollega poi agli esordi dei Celer. Perchè forse è bene continuare a considerarli come un duo. Come una musica che parla attraverso due diverse voci con una sola anima.

L’album è una sonorizzazione perfetta per lande sconfinate invase dalle nevi, per inverni lunghi nei quali riflettere, il suono è caratterizzato da sottili tappeti elettronici che fanno da base a field recordings notturni, onde e frequenze che si muovono con delicatezza, in un saliscendi mai soggetto a tensione ma anzi propedeutico al relax.

Se proprio possiamo notare un sussulto, questo avviene nel corso degli ultimi due brani in scaletta, dove i toni cambiano forma disegnando ancora paesaggi dai lunghi orizzonti ma questa volta fotografati alle prime luci in un’alba che regalerà una fredda mattina assolata. Non calore ma luce, una luce fredda che fa brillare i dettagli, riflettendosi sul ghiaccio e mostrando una nuova faccia che ha le sembianze della speranza.

La Glacial Movements continua ad essere in missione, seleziona e pubblica dei lavori che sposano alla perfezione un concept ormai rodato che si nutre della sua stessa materia, di un suono dal grande potere suggestivo, una musica che sa raccontare ciò che vede, non con gli occhi ma bensì con la mente e con il cuore. Una vera e propria lettura interiore tradotta in musica, ecco cosa rappresenta la Glacial Movements, ecco cosa Celer ha dato alle stampe, un disco di musica ambient personale, un ricordo, il suo ricordo.

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