Per Will Thomas Long, l’esile respiro ambientale delle sue composizioni non esaurisce lo spettro delle finalità ad esse sotteso. Ne aveva dato prova, da ultimo, in “Epicentral Examples Of The More Or Less“, nel quale si affacciavano sorprendenti sferzate ritmiche, e lo conferma su una scala ancora più ampia nel corposo “Redness + Perplexity”, poco meno di ottanta minuti di musica ripartita in cinque tracce.

In ”Redness + Perplexity” le tinte della musica di Long si fanno, appunto, colorate e sfaccettate come non mai, pur mantenendo nel proprio substrato quel soffio ipnotico costante e raffinato che caratterizza gran parte delle numerose decine di pubblicazioni a nome Celer. Ci sono le dense stratificazioni del brano iniziale, poi sfocianti in sciabordii sintetico, la pallida quiete inframezzata da field recordings della seconda traccia e le disturbanti saturazioni rumoriste della terza, così come le brillanti scie di tastiere della quarta (la più breve, anche nel titolo: “Sharp Sequel”).

Discorso a parte merita il monolite finale di oltre tre quarti d’ora “A Less-Abrupt, Multi-Colored (But Faded) Ending”, che ripiega sulla forma pura di una quiete decompressa, eppure come sempre prodiga di input neuronali e fragili modulazioni emozionali. Un ideale ritorno al conforto di un (quasi-)silenzio cullante dopo le divagazioni che nei brani precedenti sembravano esservi state semplicemente sovrapposte.

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