Tutto comincia nel 2012 quando a Will Long, in arte Celer, viene commissionato un progetto molto particolare: comporre in tempo reale una colonna sonora per un mega raduno di yoga al tempio Yougenji. Per fare ciò, il Nostro (artista, fotografo, educatore e scrittore) si è servito dei mitici nastri reel-to-reel che mettevano in loop le varie parti composte. Cose semplici: si parla di pochi accordi e giri di tastiera che vengono ripetuti in modo da riempire tutto lo spazio vuoto (che erroneamente definiamo silenzio) presente su nastro.
“Durante la performance molte persone si sono addormentate (…) Mi sono subito ricordato di mia nonna. Quando avevo 6 anni, mi sono trasferito dalla casa dei miei genitori a quella di mio nonno, la porta accanto a dove è cresciuto mio padre e dove mia nonnna ancora viveva. E’ rimasta costretta a letto per diversi anni, e sarebbe così rimasta fino al momento della propria morte. Io avevo 11 anni”. E la funzione della musica di Will Long è proprio quella di “svegliare” i propri ricordi, entrando in una dimensione in cui staticità e calore che lo riportano indietro nel tempo.
Ma, come molti scrittori sanno, il passo da testimonianza a dedica è breve, motivo per cui, alla fine di tutto, questo disco, costituito da una traccia di circa 45 minuti è una dedica. Le influenze prese sono diverse e le collaborazioni ben mirate (si pensi a Machinefabriek e a Yui Onodera) che non fanno altro che confermare la sua scelta stilistica nel continuo affresco della staticità e del calore che si trova nella meditazione, in un posto altro che è ben lontano dal rumore del presente, di quel presente osceno (in senso ordinario) che dovrebbe essere osceno, appunto, decentrato, fuoriscena, in una dimensione in cui un pezzo, un accordo, una nota, può durare in eterno.